Quante persone possono dire di non aver mai sperimentato stati d’ansia? Davvero poche!
L’ansia è infatti un sintomo molto frequente che coinvolge in modo trasversale giovani e meno giovani, lasciando spesso spiazzato chi ne soffre, ma cerchiamo di capirne di più…
Che cos’è l’ansia?
Il termine ansia deriva dal verbo latino “ango” che significa stringere, soffocare, tormentare. Già nella sua etimologia troviamo le principali caratteristiche di questa stato psichico. Molto spesso chi soffre d’ansia può sperimentare una molteplicità di sintomi di cui parleremo in seguito.
L’ansia non costituisce di per sè una psicopatologia quanto piuttosto un sintomo. Soprattutto nel lavoro psicologico psicodinamico, l’ansia rappresenta un “campanello d’allarme” cioè una manifestazione molto utile che ci avvisa che qualcosa non sta andando per il verso giusto.
Interrogarsi sulle cause dell’ansia e sulle sue manifestazioni rappresenta dunque un punto di partenza che ci guida nella scoperta di possibili difficoltà o problematiche.
Paura, ansia ed angoscia, quali differenze?
Facciamo chiarezza.
Per paura intendiamo quello stato di preoccupazione che avvertiamo in presenza di un reale pericolo. La paura come tutte le nostre emozioni ha un profondo valore adattivo e ci aiuta a tenerci lontani o a tutelarci rispetto a dei pericoli che possono essere nocivi per la nostra salute o dannosi per la nostra sopravvivenza.
L’ansia invece ha spesso a che fare con l’anticipazione della paura di una situazione che possiamo ritenere problematica (preoccupazione per un esame, per un incontro di lavoro, nel dover parlare davanti a molte persone etc.) ma è possibile sperimentare ansia anche per questioni che riteniamo razionalemente non preoccupanti (ansia di guidare, di prendere i mezzi pubblici, di stare con molte persone etc.).
Molto spesso si possono sperimentare invece stati di intensa agitazione e ansia che sembrano non avere una causa manifesta. Parliamo in questi casi angoscia, una paura senza nome, un grande senso di agitazione e tensione per qualcosa che non sappiamo dire.
Quali sono i sintomi dell’ansia?
L’ansia può manifestarsi in moltimissimi modi. Si possono sperimentare
- nervosismo,agitazione
- paure o fobia/fobie
- paura di impazzire o paura di morire (soprattutto negli attacchi di panico)
- irritabilità
- senso di angoscia
- insonnia
- tendenza controllare tutto, fino all’uso di “rituali” o compulsioni
- evitamento di luoghi, persone e situazioni
sintomi somatici o fisici:
- dispnea (alterazione nella respirazione), “fame d’aria”
- senso di oppressione al petto o allo stomaco, dolore toracico
- tremori
- intensa sudorazione
- “vampate” di caldo o improvvisi brividi
- tachicardia, palpitazioni o cardiopalmo
- vertigini
- parestesie (calo di sensibilità agli arti, formicolio etc.)
- nel caso di attacchi di panico spesso le persone sono convinte di “stare per avere un infarto”
ma anche sintomi cognitivi:
- disturbi di memoria
- difficoltà attentive
- problemi di concentrazione
- difficoltà nel progettare e pianificare delle azioni
Questi elencati sopra sono solo alcuni dei modi in cui l’ansia può manifestarsi, spesso più sintomi si trovano associati insieme, altre volte ci sono manifestazioni insolite e non descritte. Ognuno vive una situazione molto personale.
Quando l’ansia diventa un problema?
Sembra banale porsi questo quesito ma è una domanda molto più frequente di quella che si crede. Ritengo che spesso la risposta a questa domanda sia nella domanda stessa: l’ansia diventa un problema prima di tutto quando noi la viviamo come tale, quando iniziamo a sentire che “è diventata troppo”, che ci toglie energie e non ci fa godere la vita come vorremmo.
Al livello clinico l’ansia diventa patologica quando inizia ad interferire con le nostre attività, quando ci ostacola nel lavoro, nella scuola, nella vita di coppia, nelle uscite o in altri contesti.
Non è sempre facile riconoscere questo stato di malessere, molto spesso le persone convivono con intensi stati di ansia per molti anni tanto da ritenerla quasi un fattore innato e non modificabile. L’ansia può effettivamente essere uno tratto stabile della personalità (sui fattori biologici ci si potrebbe dilungare in un’ampia letteratura) ma questo non significa affatto che non si possa fare nulla per intervenire.
La letteratura dimostra che ci sono molti interventi possibili per il trattamento dell’ansia e che si sono dimostrati molto efficaci.
In altri casi, intensi stati di ansia compaiono improvvisamente nelle vita delle persone senza alcun motivo apparente ed espongono chi li vive a sensazioni e vissuti che non hanno mai provato prima.
“Disturbi d’ansia”, cosa sono?
Spesso le persone che si rivolgono ad un clinico ci arrivano dopo aver cercato i propri sintomi su internet ed essere giunti ad una “diagnosi”.
Altre volte la diagnosi arriva dal medico di base o dai servizi sanitari, ma siamo sicuri che questo ci aiuti a risolvere il problema?
Chi cerca i propri sintomi su internet o richiede una diagnosi sta già probabilmente avvicinandosi all’idea che quello che sta vivendo è qualcosa che richiede una “cura”. Molto spesso si commette l’errore di considerare la diagnosi come un punto di arrivo mentre, al massimo, è un punto di partenza!
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Per convenzione, necessità e molti altri motivi, le possibili manifestazioni di disagio psichico vengono classificate e descritte all’interno di manuali.
Tra questi uno dei più famosi ed utilizzati è il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, vers. 5) cioè il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali.
Spiegare nel dettagio in cosa consiste sarebbe una trattazione lunga e noiosa che esula dalle finalità di questo paragrafo. Possiamo dire, per semplicità, che all’interno di questo manuale vengono catalogati tutti i disturbi psichici più comuni e le loro caratteristiche sintomatologiche.
In questo manuale è possibile dunque trovare un capitolo dedicato proprio ai Disturbi d’ansia.
Come già detto, per brevità e non essendo mia intenzione approfondire le tassonomie legate ai disturbi d’ansia, andrò esclusivamente ad elencare quelli che vengono inseriti nei disturbi d’ansia fornendo solo una descrizione di massima.
All’interno del capitolo sui Disturbi d’ansia troviamo:
- Disturbo d’ansia da separazione– caratterizzaro da paura o ansia eccessiva vissuta in relazione all’allontanameto da casa e dalle figure di attaccamento.
- Mutismo selettivo– caratterizzato da costante incapacità dei bambini nel parlare in situaizoni sociali (scuola, con altri bambini etc.), rispondere o comunicare verbalmente. Spesso il mutismo può manifestarsi anche a casa o con i genitori.
- Fobia specifica– Paura/terrore/panico verso un oggetto o una situazione specifica (es. fobia per serpenti, ragni, fobia di volare, guidare, vedere il sangue etc.)
- Disturbo d’ansia sociale o fobia sociale– caratterizzato da spiccata paura o ansia nell’esporsi a situazioni sociali in cui la persona può essere sottoposta a giudizio o valutazione da parte di altri.
- Disturbo di panico– cioè la comparsa di più attacchi di panico che compaiono improvvisamente. L’attacco di panico è una sensanzione di intensa paura che insorge improvvisamente e raggiunge il suo picco nel giro di pochi minuti. Di solito è accompagnato da più manifestazioni somatiche come tachicardia, sudirazione calda/fredda, tremori, parestesie, paura di morire etc. E’ bene precisare molto spesso i pazienti arrivano alla consultazione clinica convinti di aver avuto un attacco di panico mentre quelle che si è sperimentato è un forte stato di ansia. Come per tutto il resto è sempre bene rivolgersi ad un clinico per avere un giusto inquadramento della problematica.
- Agorafobia– caratterizzata dal intensa paura o ansia nello stare in luoghi affollati e/o prendere i mezzi pubblici e/o essere fuori di casa.
- Disturbo d’ansia generalizzato– caratterizzato da una eccessiva ansia e preoccupazione che accompagna la persona in quasi tutte le sue attività compromettendo la possibilità portarle avanti. Questo stato deve permanere per almeno 6 mesi.
- Disturbo d’ansia indotto da farmaci e/o sostanze– caratterizzato da intensi vissuti di ansia dovuti all’assunzione di farmaci o sostanze (es. alcol, cannabis, cocaina, oppioidi, ansiolitici, oppiacei etc.)
Fino alla 4° versione del DSM veniva incluso tra i disturbi d’ansia anche il Disturbo Ossessivo-Compulsivo.
Il DSM-5 invece, esclude il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) dai disturbi d’ansia e lo inserisce in una categoria a parte.
Darò comunque una brevissima descrizione del Disturbo Ossessivo Compulsivo parlando solo delle caratteristiche più generiche. Il DOC infatti è una problematica complessa che merita di essere approfondita con il clinco.
Il Disturbo Ossessivo-compulsivo viene descritto come quella problematica psicologico-comportamentale caratterizzata da ossessioni e/o complulsioni.
Per ossessioni si intendono pensieri, immagini o impulsi intrusivi che sono percepiti come sgraditi alla persona.
Le compulsioni invece rappresentano azioni o comportamenti che la persona sente di DOVER fare a tutti i costi.
Come detto in precedenza, queste diagnosi servono principalmente al clinico e aiutano vermante poco chi si trova a dover affrontare degli stati d’ansia o di disagio psichico.
Per chi dovesse riconoscersi nelle descrizioni illustrate sopra, il mio consiglio è quello di approfondire la problematica con un clinico (psicologo o psichiatra). L’ansia è un fenomeno complesso è merita di essere ascoltato, preso in carica, curato e non limitato ad una semplice categoria.
Come curare l’ansia?
Esistono diversi approcci al trattamento dell’ansia, che in alcuni casi possono essere utilizzati insieme.
Quello che mi sento di dire come clinico è, prima di tutto, che non esistono formule magiche per “guarire l’ansia”. Diffidate da chi, senza avervi mai visto, propone di curare il vostro malessere con un incontro o con metodi non riconosciuti dalla letteratura psicologica e medica.
Come detto finora l’ansia è un fenomeno complesso: le cause, le manifestazioni, il trattamento possono essere diverse da persona a persona. Non è detto che quello che è stato efficace per un nostro amico, lo sia anche per noi stessi.
Per semplicità possiamo dividere gli approcci terapeutici in due grandi categorie:
- terapia psicologica: che prevede un trattamento che si fonda su una attenta analisi della problematica, del contesto di vita e delle caratteristiche personologiche del paziente. La terapia psicologica ha come obiettivo quello di costruire con il paziente gli strumenti per leggere e risolvere la problematica sia nella fase attuale che nel futuro.
- terapia farmacologica: in cui vengono somministrari dei farmaci (solitamente ansiolitici e/o benzodiazepine e/o antidepressivi) che permettono di affievolire o far scomparire i sintomi dell’ansia.
Quale scegliere?
La scelta della terapia dipende molto dalla nostra problematica e va pensata e concordata con il clinico sulla base delle proprie esigenze.
Ci sono situazioni in cui si può scegliere una terapia psicologica senza l’assunzione di farmaci, altri in cui, al contrario, si può ricorrere alla terapia farmacologica senza quella psicologica. Infine ci sono casi in cui è bene utilizzare entrambre contemporaneamente.
Ogni caso va valutato attentamente con un esperto (psicologo, psichiatra) tenendo in considerazione le richieste del paziente, le sue esigenze e il suo quadro clinico.
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A presto!
dott.ssa Claudia Fratangeli.